L’attesa al VARco è finita

Quella per la moviola in campo è una battaglia che si consuma da anni ormai ai piani alti dell’UEFA e della FIFA, tra chi anela ad un calcio scevro da errori arbitrali e chi invece si erge a strenuo paladino della sacralità della continuità del calcio giocato e dell’infallibile figura dell’arbitro (concetto quest’ultimo che si riassume nella celeberrima citazione di Boskov: “Rigore è, quando arbitro fischia”). Soprattutto negli ultimi anni però le federazioni calcistiche, a partire dalla FIFA, hanno cominciato a cedere alle pressanti richieste di quanti inneggiano alla rivoluzione tecnologica per evitare il ripetersi di episodi quali il gol de “la mano de Dios” di Maradona nel quarto di finale della Coppa del Mondo 1986 tra Inghilterra e Argentina o, quello a noi più vicino, del rigore negato a Ronaldo in quel famoso Juventus-Inter del ’98.

Con l’avanzare del progresso tecnologico e l’ideazione di nuovi strumenti di supporto grafico e videografico, questa tendenza pro moviola in campo ha cominciato a divenire una vera e propria istanza di cambiamento, e l’introduzione di sistemi tecnico-informatici di ausilio per le scelte arbitrali, quasi un obbligo, per portare il calcio al passo coi tempi (molti altri sport quali ad esempio la pallacanestro e il tennis hanno infatti introdotto il supporto video già da parecchi anni).

Il presidente della FIGC, Tavecchio, ha annunciato recentemente in maniera ufficiale, sebbene fosse già nell’aria da parecchio tempo, l’introduzione della VAR per tutte le partite della Serie A 2017/2018. Dopo solo un anno dal battesimo della goal line technology, si tratta di una decisione pionieristica da parte della Lega, dato che, su direttiva della FIFA, il sistema VAR sarà online, quantomeno per gli altri campionati nazionali europei, soltanto dopo i Mondiali in Russia dell’estate 2018. La FIGC ha invece deciso di anticipare i tempi in virtù delle positive sperimentazioni offline del sistema VAR effettuate nel campionato appena trascorso.

Molti esperti del settore parlano dell’introduzione della VAR come di un evento rivoluzionario del calcio moderno, che estirperà definitivamente il cancro dell’errore arbitrale, per la gioia dei più fervidi sostenitori della moviola in campo. Naturalmente è necessario essere cauti trattando questo delicato argomento, in quanto comunque la macchina non sostituirà l’arbitro, che manterrà il potere discrezionale e ciò comporta, soprattutto nei casi più controversi, che permanga il margine d’errore nell’interpretazione dei singoli casi concreti, inevitabilmente connaturato alla stessa natura umana, tutto fuorché infallibile.

Ma andiamo per gradi: che cos’è e quando si ricorrerà alla VAR?

VAR è un acronimo che sta per Video Assistant Referee ed indica soltanto il soggetto, che può essere un arbitro in attività o un ex arbitro, addetto a comunicare all’arbitro centrale eventuali situazioni di gioco da segnalare, oppure a correggere una decisione arbitrale che, dall’analisi dei video, risulta errata. La postazione nella quale opera il VAR è denominata Video operation room (VOR), una saletta nella quale egli prende visione della situazione di gioco contestata, potendo apprezzare l’immagine da ben otto angolazioni diverse (otto sono per l’appunto le videocamere Hawkeye che devono essere installate in ciascuno stadio e per l’acquisto delle quali la FIGC ha stanziato 2 milioni di euro di indennizzo per le società, per sostenerne l’acquisto). Il VAR nello svolgimento del proprio compito è coadiuvato dall’ AVAR (Assitant video assistant referee), che aiuta il primo a prendere le decisioni e a comunicarle all’arbitro, e dal RO (Relay operator), che cura l’aspetto tecnico della registrazione e della riproduzione dei video.

Dal campo invece l’arbitro può anche richiedere di prendere visione egli stesso del video, soprattutto nei casi più controversi, dalla RRA (Referee review area) dove agisce anche un apposito operatore tecnico, il RA (Review assistant).

Alla VAR si ricorre soltanto in quattro categorie di situazioni: reti, calci di rigore, espulsioni dirette e scambi d’identità, ma solo se è stato commesso un chiaro errore (il regolamento parla semplicemente di clean error, senza stabilire quando un errore sia tale) dall’arbitro centrale, quest’ultimo è l’unico a poter richiedere il review, infatti il VAR può soltanto suggerire all’arbitro di invocarlo. Ad ogni modo l’arbitro deve sempre prendere una decisione e non riservarsi di prenderla solo dopo aver visto il review (il regolamento IFAB per intero lo si può rinvenire a questo link http://static-3eb8.kxcdn.com/documents/216/VAR_Protocol%20Summary_v1.0.pdf)

Da quel che si evince dal regolamento, la VAR potrà essere chiamata in ballo soltanto per le situazioni più importanti e decisive della partita, offrendo un valido supporto all’arbitro nell’assumere le decisioni più spinose. Tuttavia non bisogna affrettarsi ad acclamare alla panacea: la VAR costituirà certamente un valido aiuto per l’arbitro, ma sarà pur sempre quest’ultimo a prendere la decisione definitiva e talvolta accade che determinati contatti, interventi, fuori gioco siano difficili da individuare nonostante il review, senza contare che anche il VAR o l’arbitro possono sbagliare nell’interpretare un’immagine. Soprattutto in riferimento a quest’ultima ipotesi, basti pensare al pasticcio combinato da arbitro e VAR in Zambia-Italia nel quarto di finale del Mondiale Under 20.

L’episodio discusso di Zambia-Italia del Mondiale Under 20: al 40’ del primo tempo l’attaccante zambese Chilufya cade in area, al che l’arbitro Zambrano fischia il calcio di rigore per gli africani per fallo del portiere azzurro Zaccagno. Contestualmente però chiama il review e cambia la sua decisione concedendo punizione dal limite dell’area ed espellendo Pezzella che, come si vede dal video, sfiora appena Chilufya con la mano, decisamente un contatto non sufficiente per imboccare il fischietto ed estrarre il cartellino rosso (video di Fox Soccer).

A ciò si aggiunga che, come prescrive il punto 7 del Regolamento diramato dall’IFAB, dopo aver invocato il review l’arbitro non deve aver fretta nel confermare o rivedere il suo provvedimento, in quanto è tutelata preminentemente l’accuratezza della decisione piuttosto che la rapidità con la quale essa è presa. Ne consegue che il procedimento di review possa durare anche alcuni minuti, con conseguente riduzione del tempo di gioco effettivo, dato che non viene bloccato l’orologio.

Insomma, anche la VAR ha il suo risvolto della medaglia, nasconde talune criticità, che nel complesso tuttavia appaiono di minore entità rispetto al beneficio che potrà derivarne per il gioco. Dopo l’occhio di falco e la goal line technology, i sostenitori della moviola in campo avranno di che festeggiare, in quanto si avvicina sempre di più il raggiungimento del loro obiettivo.